Luoghi e monumenti
Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso
L'architettura, risaltata dal colore chiaro delle pietre squadrate, presenta sul fronte due lapidi murate di origine romana che insieme alla natura del sito, un'altura a balcone sul lago volta al levare del sole, sembrano avvalorare la tesi di un'edificazione su un luogo di culto pagano. La facciata a capanna è un eccelso esempio di architettura romanica (1150-1175) con copertura in beola e il campanile (1050-1075) slanciato a sei piani con pianta quadrata, monofore murate e muratura in ciottoli disposti in modo irregolare. L'interno è il risultato di diversi interventi con affreschi del XV secolo, interessanti paliotti d'altare nelle cappelle laterali aggiunte nel 1700, due tavole attribuite a Defendente Ferrari (XVI secolo) e un'Annunciazione di Camillo Procaccini (1551-1629). Sulla volta centrale al pregevole Crocifisso ligneo del XVI secolo fa da sfondo una visione del Golgota affrescata dai Francinetti Andrea e Giovanni di Gignese (metà '800).
L'edificio, preceduto da un portico settecentesco che poggia su quattro colonne in granito, presenta una pianta quadrata all'esterno ed ottagonale all'interno. I recenti studi fanno risalire la sue origini a V secolo. Si accede allo spazio interno scendendo tre gradini qui si possono ammirare gli affreschi che ornano il tiburio e la volta risalenti a primi anni del cinquecento mentre le pareti sono state affrescate nell'ottocento.
La piazza antistante la Chiesa assume le attuali caratteristiche nel 1839 in seguito allo spostamento dell'area cimiteriale fuori dal centro storico, su di un lato è circoscritta da un incantevole porticato con le immagini della Via Crucis. Le immagini della Passione terminano con la vecchia cappella funeraria trasformata poi nella quattordicesima stazione dedicata al Sepolcro che accoglie al suo interno una statua lignea di Cristo e gli strumenti della Passione.
Il Murale di settanta metri quadri situato in piazza Matteotti a Baveno è stato realizzato dal pittore omegnese Gilberto Carpo nel 1979 in collaborazione con gli allievi del centro artistico ‘Circolo Bavenese’. L'affresco rievoca il duro lavoro dei Picasass, gli scalpellini di Baveno la cui abilità è nota da più secoli in tutto il mondo. Carpo, per sviluppare il tema scelto da un’assemblea popolare, si è avvalso delle testimonianze degli scalpellini in modo da cogliere la complessità del mestiere sia nella dimensione artigianale e creativa sia nella sua evoluzione, rappresentata nella parte alta del dipinto, con dei meccanismi che creano linee e forme geometriche simboli della produzione seriale.
Una foto della lavorazione di una delle colonne per il Duomo di Milano fu lo spunto per la colonna che attraversa prospetticamente il dipinto. Le donne sono ritratte con la “gaula” (una sorta di gerla) usata per il trasporto della polvere pirica. É un’espressione del movimento storico ‘Nuova figurazione italiana'.
Lo spazio museale Granum, ospitato in una sala dello storico Palazzo Pretorio, è un punto informativo multimediale e multisensoriale dedicato al granito Rosa ed alla sua importanza storica ed economica per il territorio di Baveno, pensato anche per rappresentare la ricchezza di percorsi e luoghi della lavorazione della pietra nel territorio del Verbano Cusio Ossola. Lo spazio espositivo è diviso in quattro aree tematiche: le varietà del granito e delle pietre del VCO, le rarità mineralogiche, il mestiere e le tecniche di lavorazione del granito ieri e oggi, la storia dello sfruttamento e dell’impiego del granito in zona ed all’estero.
Camminando sul lungolago di Baveno si può ammirare il monumento allo scalpellino, ovviamente in granito rosa di Baveno, realizzato dallo scultore originario del luogo Raffaele Polli.
L’opera rappresenta un giovane picasass al lavoro, alle prese con un blocco all’apparenza di poco pregio artistico, che vuole simboleggiare come la definizione per troppo tempo utilizzata “scultore senza arte” sia falsa, in quanto quel lavoratore da quel blocco farà nascere con difficoltà, ma soprattutto con passione, una vera e propria opera d’arte.
A Baveno sorge Villa Fedora, immersa nella frescura del Parco Comunale. Dimora ottocentesca testimone di eventi lieti e funesti: da proprietà del grande musicista Umberto Giordano a rifugio per una facoltosa famiglia ebrea segnata da un tragico destino a ente per madri bisognose. Oggi è proprietà della Camera di Commercio del VCO che qui ha la sua sede e che ha provveduto a lavori di restauro.
Il rigoglioso parco all'inglese, popolato da querce, camelie, mimose, azalee, è aperto al pubblico nei mesi estivi, durante i quali è molto frequentato per la bella spiaggia e che rappresenta nelle ore pomeridiane un rifugio dalla calura estiva.
I due nuclei che si snodano nel centro storico bavenese prendono i nomi di “Domo” e “Baitone”. Dal piazzale della chiesa passeggiando si scorge via Domo, la stradina stretta che collega la chiesa dei Santi Gervaso e Protaso con la suggestiva piazzetta del borgo antico di Domo (dal toponimo romano “Domus”: casa). Qui una bassa costruzione dal tetto in piode e con un alto camino, forse un forno comunitario, sorge proprio di fronte ad un'antica cappella con un affresco che raffigura la Madonna, eretta come ex voto per la liberazione dalla peste nel 1630. Sullo sfondo la pittoresca casa Morandi di impianto settecentesco con scale esterne e ballatoi. È un angolo molto apprezzato da pittori e fotografi. Sul fianco del forno una stradina con sottopasso in pietra porta sul lungolago, più di 1,4 chilometri di passeggiata ad anfiteatro che visivamente abbraccia il golfo Borromeo con vista sino a Laveno, fiancheggiata da alberi ed aiuole di fiori con larghi viali, fontane, un'arena e giochi per bambini, invita a fermarsi su panchine o ai tavolini dei bar per crogiolarsi al sole.
Il secondo nucleo che si incontra è quello del “Baitone”, a nord della chiesa, è un agglomerato di case che si appoggiano l’una all’altra. I cortili interni, i piccoli portici, i lunghi ballatoi di legno, i vicoli stretti e tortuosi, le ripide scale, le piazzette, le cappelle e i dipinti votivi, sono tutte parti integranti dell’alloggio, non inteso come uno spazio chiuso al mondo esterno. Baitone si articola in una serie di viuzze che scendono verso la strada del Sempione, dove vi è un edificio (ora sede della Banca Popolare di Intra) che fu nell’ottocento il più antico albergo del lago: “l’Albergo della Posta”, con la sosta dei cavalli. Qui soggiornavano quanti scendevano verso l’Italia dal Valico del Sempione. Si ricordano anche alcuni nomi celebri come Napoleone I, Schubert e Dumas.
Monumento ai Caduti
Il monumento fu realizzato al termine della Prima Guerra Mondiale ed è composto da una elegante colonna corinzia posta su un basamento in parte ancora non lavorato. Il gruppo bronzeo rappresenta il saluto di un vecchio scalpellino al figlio in partenza per il fronte.
Cippo ai 17 Martiri
Completato nella primavera del 1946 per commemorare i 17 ragazzi, arrestati in Valgrande qualche giorno prima, fucilati per rappresaglia sul lungolago di Baveno il 21 giugno 1944.
Aiuola “Il lago e la montagna”
L'aiuola fu concepita per un ammodernamento del lungolago di Baveno, e quest’opera assume un significato importante di sintesi delle peculiarità della nostra zona. Contiene aiuole e una serie di lastre verticali di pietra sagomate a profilo di montagna, realizzate con le pietre più importanti della provincia del Verbano Cusio Ossola: Beola Argentea, Granito Verde di Mergozzo, Granito Rosa di Baveno e Granito Bianco di Montorfano. Pietra e vegetazione che celebrano pietra e vegetazione che stanno tutte intorno al Lago Maggiore, esaltate dalla creatività e dal lavoro dell’uomo. L’opera è stata progettata dall’Architetto Fabrizio Bianchetti nel 1997.
Palazzo Comunale
L’originaria sede comunale ospita ora l’ufficio turismo IAT, il Museo Granum e la biblioteca e risale, come la Chiesa, all’XI secolo. L’attuale sede fu acquistata da un privato (fine ‘800 o inizio ‘900) e abbellita con un porticato di colonne di granito rosa. Fu successivamente ristrutturata dall’Architetto Cracchi negli anni ’70.
Maggi
Se Nessy è il nome familiare del mostro di Loch Ness, Maggi è il nome del biscione che si trova nel parco giochi del lungolago di Baveno. Troppo simpatico per poter essere definito “mostro”, è una realizzazione in granito rosa che permette di sviluppare la fantasia, oltre che i muscoli, in quanto i bambini fanno a gara per arrampicarsi sopra. Di Maggi, se si segue il percorso più usuale del turista a Baveno, si vede dapprima spuntare la coda, e chi la vede per la prima volta potrebbe magari inveire contro l’ennesima scultura astratta collocata su un lungolago, poi spunta la parte centrale del corpo e poi il collo con la testa e la poco minacciosa (e tanto simpatica) cresta. Allora il passante capisce al volo il gioco e non può non rimanere colpito da un’ennesima possibilità di utilizzo della pietra, che da almeno un paio di milioni di anni accompagna inseparabilmente la nostra storia di uomini.