Argomento dell’incontro La stanza del Vescovo di Piero Chiara.
“Estate 1946. La guerra è appena terminata e sulle rive del Lago Maggiore si torna faticosamente a vivere. Il protagonista di questo maturo e sapido romanzo di Piero Chiara è un giovane sui trent’anni che solca le acque del lago per diporto; gettata l’ancora nel porticciolo di Oggebbio, viene invitato a Villa Cleofe dall’enigmatico dottor Orimbelli, che lì vive con la moglie, acida e molto più anziana di lui, e la bella cognata Matilde, vedova. Il giovane si sente nel contempo attratto e respinto dal mistero che si respira nelle stanze di quella villa, ma finisce con l’accettare l’ospitalità di Orimbelli. Giorno dopo giorno l’amicizia tra i due si consolida, anche perché entrambi non tardano a riconoscersi come accaniti dongiovanni.
Un tragico avvenimento viene però a turbare il clima tranquillo della villa, e quello che fino a quel momento è stato un fine ritratto della vita di provincia assume all’improvviso i contorni del “giallo”. Cos’è avvenuto veramente nella darsena? Chi era l’uomo in bicicletta intravisto sulla strada del lungolago?”
Piero Chiara (Luino, 23 marzo 1913 – Varese, 31 dicembre 1986) è stato uno scrittore italiano, tra i più noti della seconda metà del XX secolo.
Saggista e critico letterario, esordì come narratore nel 1962 con “Il piatto piange”, cui fece seguito una serie ininterrotta di successi tra i quali “I giovedì della signora Giulia” (1970), “La stanza del Vescovo” (1976), “Il cappotto di astrakan” (1978), “Una spina nel cuore” (1979), “Con la faccia per terra”, “Le corna del diavolo”, “Saluti notturni dal Passo della Cisa”, “Vedrò Singapore?”
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