Itinerary

Promenade through history and archaeology

Itinerario alla scoperta dell’epigrafia romana di Baveno

L’itinerario si sviluppa nell’area del complesso monumentale della chiesa dei SS. Gervasio e Protasio e permette di scoprire alcuni aspetti della Baveno di duemila anni fa.

Il villaggio d’epoca romana doveva svilupparsi probabilmente proprio in coincidenza dell’antichissimo nucleo che oggi si sviluppa attorno alla chiesa parrocchiale, il rione Domo, toponimo che deriva appunto dal termine latino domus, casa.

Questa comunità, secondo la consuetudine romana, seppelliva i propri defunti in aree di necropoli lungo la viabilità principale del villaggio e appena fuori di esso: a metà Ottocento, infatti, in diversi punti a monte della strada litoranea (in particolare presso l’attuale villa Galtrucco), furono ritrovate sepolture di epoca romana imperiale. Gli oggetti di corredo presenti nelle tombe erano di tipologia molto varia (vetri, ceramiche, metalli…) e permettono di capire che la piccola comunità romana di Baveno era vitale nei commerci.

I materiali ceramici sono purtroppo dispersi, ad eccezione di alcuni frammenti conservati presso il Civico Museo Archeologico di Mergozzo, ma presso l’area della chiesa prepositurale e della vicina Canonica è ancora possibile osservare interessanti epigrafi d’età romana.

Proprio sulla facciata della chiesa, lato sinistro, si riconosce un’iscrizione tracciata sul marmo di Candoglia, quasi illeggibile, di cui si osserva, appena sotto l’originale, una trascrizione. Si tratta di una dedica all’imperatore Claudio (41-54 d.C.) da parte del suo servo Trophimus Daphnidianus, di origine greca, come indica il nome.

Nella parete a destra della porta d’ingresso è murata un’altra epigrafe, molto lacunosa, in gneiss, probabilmente di carattere funerario: un uomo, Valenzio, dedica il monumento ad altri membri della sua famiglia.

Altre epigrafi sono conservate all’interno della Canonica e dunque non sempre visibili, due sono in marmo di Candoglia, una senza iscrizioni né decorazioni, l’altra invece è un’edicola funeraria con busti, mentre una terza è in granito con la parte superiore arrotondata e riempita da un fiore stilizzato. Della bella edicola con busti ritratto è stata fatta una riproduzione in gesso, esposta sulla facciata della casa parrocchiale: vi si riconoscono due figure di adulti e due di bambini e alcune lettere del nome Crestus. Sempre sulla facciata della Canonica è esposta una lastra priva di iscrizioni, ma con le tracce di una raffigurazione molto danneggiata, nella quale si riconoscono ghirlande floreali e nastri e una scena pastorale e di caccia con un uomo con lancia, dei bovini e, in basso, un cinghiale.  Si tratta forse di quello che resta di una ricca tomba familiare che poteva forse comprendere sia l’edicola con ritratti che quest’altra lastra figurata inserite in un recinto monumentale. Entrambi gli elementi si datano infatti al I secolo d.C.




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